Bruno Vallan: Chi sono io ?

 

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BIOGRAFIA E PENSIERO
Mi presento.
Sono nato  a Maniago nel  1942.  Maniago è la città delle coltellerie, come oggi piace dire.
Allora, come ora,  per me  Maniago era solo un bel paese della pedemontana friulana delimitato da due torrenti: il Colvera e il Cellina. Una zona agricola, quindi, posta alle spalle delle montagne con davanti una pianura digradante e magra, capace di dare, durante gli anni della mia infanzia, soltanto scarsi raccolti.
A differenza dei paesi vicini, anche in quei tempi Maniago godeva di una sua piccola industria che, seppur limitata, offriva la possibilità di vivere senza dover emigrare (chel sî-pal-mont, quell’andare per il mondo, che ha segnato il destino di molti).


Cresciuto in questo contesto, l’idea di fare il coltellinaio non mi entusiasmava ed anzi mi prospettava la realizzazione di ben altri ideali. 
Così intraprendevo solitarie scappate, in bicicletta, verso Fanna, Cavasso Nuovo, Solimbergo e Sequals, dove, sulle facciate di qualche casa e specialmente nelle chiese e nei cimiteri, potevo ammirare bellissimi mosaici, opera di artigiani locali.[le immagini qui riprodotte sono tutt’oggi  visibili dalla pubblica via… uno spettacolo!


Gli ornati e il luccichio degli smalti e delle tessere dorate incantarono i miei occhi quel tanto che bastò  per farmene innamorare. Parlo di un amore persistente e fedele nel tempo. Tornerò sull’argomento.
Fu così che, dopo le scuole medie, decisi di iscrivermi ai corsi della scuola per mosaicisti di Spilimbergo: una istituzione locale che pareva poter soddisfare, in parte, le mie aspettative e le mie ambizioni.
Furono quattro anni di sogni e di speranze quelli legati alla frequentazione della Scuola per Mosaicisti.  Le speranze, in particolar modo, purtroppo andarono deluse quan­do, finiti gli studi, dovetti confrontarmi con una realtà ben diversa dalle mie aspettative: il mosaico “artistico” infatti attraversava in quei tempi  un pe­riodo di forte crisi.  Trovare committenti  era impresa ardua e le mie velleità di indipendenza furono così puntualmente frustrate. E’ inutile dire che le scelte giovanili sono dettate più spesso dalla passione piuttosto che  dalla convenienza. L’amore, come è noto,  salvo specifici casi (nei quali l’amore c’entra poco), non porta soldi…
Senza lavoro dovetti perciò cercare occupazione lontano da casa.
Lasciai il Friuli ed emigrai in Francia; grande Paese che ho tanto amato ed amo ancora.
Ho vissuto in Borgogna, terra bellissima, non lontana da Parigi e ciò mi ha permesso fre­quenti visite domenicali alla capitale ed ai suoi musei. Lì è riesplosa la mia voglia di colore e di bellezza.
Contemporaneamente dalla famiglia mi giungevano pressanti lettere d’invito a rien­trare e così, dopo alcuni anni, e quasi solo per ubbidienza, terminò la mia esperienza francese.
Tornai con la valigia piena di nuovi sogni e, soprattutto, colma di ricordi stupendi. Chagall, Monet, Manet, Kandinsky, Derain, Cézanne, Gauguin e un oceano di altri autori che per brevità di testo non elenco qui.
In Friuli, appena giunto dalla Francia,  affrontando il lavoro quotidiano (quello che ti dà da mangiare, come si dice) effettuai nuovi approfondimenti tecnici che mi permisero una lunga e operosa occupazione nell’industria. Quanto precede, però, non mi impedì di ritornare con gioia, appena pos­sibile, alla mia prima vera passione: dipingere e comporre tessere.  Osservo, al proposito, che non solo dalla pittura transalpina furono influenzati i miei orientamenti  ma anche dalla poesia e dalla musica francese. La magia delle passeggiate parigine lungo la Senna e quel vago “ascoltare” di fisarmonica che avvertivo lungo il cammino … formarono definitivamente il mio progetto interiore di esprimermi in modo nuovo  inducendomi  ad  insistere in una ricerca spasmodica volta a dare un senso ai miei nuovi dipinti e ai miei nuovi mosaici.
Oggi, questo tarlo dell’Arte mi rode più che mai! E questo tarlo, da amico sincero qual è, non manca di stimolarmi e di spingermi ogni giorno verso  nuovi orizzonti.
Questa, per così dire, doppia personalità: quella tecnica e quella artistica, mi ha sempre accompagnato e mi ha indotto a pormi interrogativi ai quali nel corso degli anni ho cercato di dare una risposta. Preciso che il compito di trovare una risposta ai miei quesiti è una disciplina  non semplice. Ci si muove all’interno di una cornice che limita fortemente gli spazi. Si pensi, ad esempio, al fatto che, nella vita quotidiana,  per un dato problema può essere trovata una o più soluzioni alle quali, a loro volta, nel trascorrere del tempo (se il tempo trascorre)  può essere accostata una variante. O anche, nei casi limite, può essere aggregata una completa sostituzione perché ci si accorge che la soluzione era ed è inficiata da un irreparabile difetto. 
Nel corso di questa mia presentazione, a chi avrà la pazienza di leggere i miei contorsionismi filosofici, illustrerò il mio pensiero.
Le domande di cui sto ragionando, che fin dalle origini mi sono posto e ancora  oggi ricorrentemente mi pongo,  sono queste:
– “in cosa consiste lo scorrere del tempo? O meglio, cos’è il tempo?”
– “com’è fatta, se esiste, l’eternità?”
– “come posso raffigurare a me stesso il concetto di infinito?”
– “in cosa consistono la realtà percettiva e quella visiva? O meglio, se esiste una diversità,  cosa differenzia l’una dall’altra?”
– “come posso raffigurare nei miei lavori lo scorrere del tempo?”
– “come posso manifestare nei miei lavori la  passione che ribolle nel mio animo e come posso contagiare chi li guarda?”
– “come posso dipingere un sentimento?”
– “che senso ha depositare sulla tela una “data” quantità di “pasta colorata” se prima non si è trovata in sé stessi la motivazione per farlo?”

Nel passato molti pittori hanno raggiunto il fine  di esprimere la loro intelligenza  artistica ed  umana attraverso le loro opere e dunque le ultime domande pertinenti all’argomento sono le seguenti :
Chi sono io? Avrò  anch’io la capacità di raggiungere  questo difficile obiettivo?
Come in un mosaico, la risposta (o le risposte) alle precedenti domande, e  la conseguente configurazione della mia personalità, si formerà nel talento di chi mi legge, tessera dopo tessera, da una parte leggendo questa mia pagina web di presentazione (sempre in divenire) e da altra parte sfogliando le numerose altre pagine che espongono i miei lavori che, come figli, sono corredati dalle motivazioni che mi hanno spinto alla loro “creazione”.
                                                                            

 



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Intervista rilasciata il 13 settembre 2020 in occasione della creazione del progetto GERMINAZIONI.
Testo:
Il bello ed il funzionale non vanno sempre d’accordo, anzi, ammetto che dentro di me questi due elementi spesso sono in contrapposizione. E pur sentendomi a mio agio tra le cose solide e concrete o anche tecnologiche (se vogliamo) l’istinto mi spinge spesso verso l’irrazionale e verso la creatività: in fondo verso l’anima. Vi confesso che questa è una lotta. Se mi chidessero, dovrei dire che faccio arte per rivivere della bellezza della dimensione umana.

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PS il mio motto: “non per soldi ma per amore”
BIOGRAFIA E PENSIERO (segue perché in costruzione)